I martiri del Colle Minerva e le loro reliquie nel Duomo di Otranto.

Dal progetto di Maometto II di fondare un grande Impero Ottomano alla strage avvenuta degli 813 martiri sul Colle Minerva. La loro vita donata nel nome di Cristo.

a cura di Francesco Paladini

I martiri di Otranto vengono ricordati ogni 13 agosto civilmente, il 14 invece con cerimonie religiose, per la loro grande prova di fede cattolica e il rifiuto di convertirsi all’Islam, anche sotto minaccia di morte. Gli eventi che portano al martirio di questi cattolici iniziarono con la salita al ruolo di sultano da parte di Maometto II. Egli iniziò così il suo progetto di fondare un grande impero Ottomano.

La prima battaglia che intraprese fu quella contro la provincia salentina di Otranto, situata in un posto strategico nel Mediterraneo. La città resistette a molti degli assedi turchi, alle loro cannonate, ai circa 16000 fanti disponibili, alle tante armi da fuoco e a una cinquantina tra galee e galeotte; ma la superiorità numerica ottomana fece la differenza.

Gedik Ahmet Pascià, comandante dell’esercito turco, dopo 15 giorni di assalti riuscì a sfondare le difese e iniziò il massacro nella città salentina. La popolazione decise di fare un’ultima resistenza contro i pagani, in onore della fede in Cristo e dopo un’ultima battaglia davanti alla Cattedrale di Otranto, la città cadde. I turchi iniziarono un massacro tra i cittadini, prima uccidendo tutti i maschi di età superiore ai 15 anni, poi rendendo donne e bambini schiavi.

Anche l’arcivescovo Stefano tra i martiri.

Gedik Ahmet Pascià aprì la cattedrale d’Otranto scoprendo altri superstiti della città e ordinò loro di scegliere tra la conversione all’Islam o la morte. I cittadini senza nessuna titubanza, scelsero la via del martirio. A capo dei martiri otrantini vi era il vecchio Antonio Pezzulla.

La leggenda narra che dopo la decapitazione, restò dritto in piedi sin quando l’ultimo degli otrantini non fu martirizzato; tra questi molti membri del clero, tra cui l’arcivescovo Stefano. I martiri in totale furono 813 e vennero decapitati sul colle Minerva.

Gli unici superstiti furono le famiglie De Marco e Memmo, le quali videro poco dopo, la liberazione di Otranto, grazie all’intervento di Alfonso d’Aragona. Il 14 dicembre 1771 gli 800 martiri furono dichiarati beati e da allora sono protettori di Otranto.

Nell’immagine le reliquie nel Duomo di Otranto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *